Quando si tratta di scegliere una vettura quasi sempre il nostro occhio corre alle prestazioni, dal numero di CV alla cilindrata, magari con un occhio di riguardo ai consumi e alla maneggevolezza. Più raramente ci si interroga su quale sia il migliore impianto frenante, in termini di costo/beneficio o, più semplicemente, sull’efficienza e sulla sicurezza. Di sicuro una delle diatribe più longeve sul comparto freni ruota attorno ad una domanda: sono migliori i freni in acciaio o quelli carboceramici?
Vale la pena ricordare come la ricerca per quanto riguarda gli impianti frenanti in questi anni sia andata di pari passo ad altri aspetti dell’evoluzione tecnologica che ha interessato i motori, la trazione, la trasmissione, l’ergonomia. Nel caso dei freni un importante passo in avanti è stato compiuto grazie al passaggio “epocale” da quelli a tamburo a quelli a disco, e poi ancora nelle successive evoluzioni che hanno visto l’abbandono della ghisa a vantaggio di altre leghe, tra cui l’acciaio o il leggerissimo magnesio. Ed infine i flirt del settore super-car con il mondo delle corse su pista, che ha portato all’implementazione di freni carboceramici su diverse sportive, come accadde con la Porsche 996 GT2, la prima a montare questa tipologia già di fabbrica.
Perché usare i freni carboceramici
Come si è arrivati ai freni in materiale composito di carbonio e ceramica? L’idea era di mediare tra i freni in carbonio delle vetture da competizione e quelli tradizionali in acciaio, che hanno reazioni migliori alle basse temperature e su vetture meno prestanti. Si tratta di un materiale composito, sviluppato inizialmente per il settore aerospaziale, caratterizzato da componenti leggeri ed in grado di resistere a sbalzi termici elevati. La procedura di produzione è molto complessa e si articola in più fasi, e questo in parte giustifica l’alto costo di questi materiali.
I vantaggi dei carboceramici
I dati sulle prestazioni di questi freni riportano un coefficiente di attrito maggiore del 25% rispetto ad un disco tradizionale, e il peso risulta circa il 50% in meno. Inoltre sulla carta questi freni promettono cicli di vita assai superiori ai freni in acciaio e garantiscono migliore aderenza al terreno soprattutto in caso di accelerazioni trasversali e longitudinali. Sono anche immuni all’effetto fading (perdita di potenza ad elevate temperature); in più considerando il peso inferiore, i ceramici permettono una notevole diminuzione delle masse non sospese a tutto vantaggio della guidabilità.
Gli svantaggi
I limiti di questa tipologia di freni non sono pochi. I primi appassionati che acquistarono la Porsche 996 GT2 si resero conto ben presto che le pastiglie si usuravano abbastanza in fretta, i dischi tendevano a sfogliarsi se si usavano molto (in barba ai 300000 km che erano stati garantiti sulla carta), ma soprattutto gli spazi di frenata “a freddo” erano più lunghi. Infatti i carboceramici fanno la differenza solo a temperature di esercizio più alte e con frenate più brusche. Se i problemi di dissipazione del calore e sfaldamento dei dischi carboceramici sono stati progressivamente risolti, lo svantaggio principale rimane ancora il prezzo. Mediamente ci aggiriamo ancora sui 10.000 euro di costo per un impianto frenante completo. Un disco in acciaio costa sui 50/100€ mentre per averne uno in carbo-ceramica bisognerà spendere almeno dieci volte questa cifra con un prezzo compreso tra i 500 e 2.000€, e persino le pastiglie non sono a buon mercato.
Il gioco vale la candela?
Le case automobilistiche che montano già di fabbrica i carboceramici sono poche e blasonate: Ferrari, Bugatti, Lamborghini, Bentley. Se è vero che dal 2008 Ferrari ha introdotto l’opzione freni carboceramici standard in tutti i suoi modelli, dall’altro lato Audi non ha fatto grandi vendite, piazzando i nuovi freni solo sul 6% delle sue RS4. Questo è un sintomo del fatto che la scelta di questi freni dipende anche dalle abitudini diverse del consumatore. Chi usa un’auto semplicemente in città o nei week-end tende a farsi bastare le prestazioni dei normali freni in acciaio, chi invece è avvezzo ad uscite in pista vorrà contare su freni sicuramente più performanti che riescano a sopportare le sollecitazioni di una guida più sportiva. Ma questi schieramenti hanno anche delle eccezioni: per esempio chi va su pista talvolta preferisce i freni tradizionali in quanto più resistenti alla ghiaietta che generalmente danneggia i carbo-ceramici, oppure i carboceramici sono preferiti negli spostamenti quotidiani da chi vive in luoghi di montagna, laddove le discese su strada comportano un fading sui freni tradizionali. L’ultima parola nel soppesare i vantaggi e gli svantaggi resta perciò al cliente. Voi che ne pensate?